Alla figura di San Francesco è legata la fama di Assisi (24.700 abitanti) che sorge su un colle, posto al limite estremo del
complesso preappenninico del monte Subasio, alla confluenza dello spartiacque dei fiumi Topino e
Chiascio.
Le origini e la città romana: Poche sono le prime notizie storiche. Si sa di un
insediamento di origine umbra. Probabilmente Assisi fu municipio romano dopo la guerra sociale. Tracce di mura
ciclopiche sono venute alla luce al disotto di vari muri di costruzione visibili nelle cantine dei palazzi
gentilizi. Perfettamente ricostruibile è il loro tracciato. Della cinta, che racchiudeva la parte superiore
del colle compresa l'area della Rocca maggiore, restano vari tratti, ma delle cinque porte originarie è
conservata la sola Porta Urbica. La città era organizzata in una serie successiva di terrazze, sorrette da
poderosi muri di costruzione che le donavano un tipico aspetto a gradinate. Questa struttura si trasmetterà
pressoché intatta nell'impianto della successiva città medievale ed è ancora leggibile nella
pianta attuale, definita come un insieme di piazze piane a differenti quote, collegate tra di loro da un sistema
multiplo formato da strade orizzontali, strade ascensionali e da ripide scorciatoie. In ogni piazza, tutte
rettangolari e con l'asse maggiore parallelo al monte, si incrociano a X le strade pianeggianti ad andamento
rettilineo e quelle ascensionali (Astengo). Dove, il terreno è per natura pianeggiante, cioè,
nell'area fra l'odierno Duomo e la Porta Perlici, venne praticato il tradizionale impianto romano a reticolato. Negli
ambienti sottostanti la piazza del Comune è conservato un grande santuario, a torto identificato con il Foro
cittadino. Questo andrebbe, invece, individuato nell'area antistante la Cattedrale di S. Rufino; nei pressi venne
eretto nel I secolo a.C. il teatro. Più in alto, presso le mura di Porta Perlici è tuttora visibile un
piccolo anfiteatro, occupato da edifici medievali. Dell'Assisi romana restano numerose testimonianze monumentali e
sculture, conservate in un locale Museo Archeologico.
La città medievale: Dopo l'invasione longobarda, Assisi fece parte dei
domini del Ducato spoletano e nel corso della conquista carolingia subì un terribile assedio. E’ di quel
tempo e dei due secoli seguenti la capillare diffusione del monachesimo benedettino nella montagna assisiate e nella
pianura adiacente. Si tratta di numerosi monasteri maschili, in parte legati al complesso sabino di Farfa. Ingenti
rovine restano dell'Abbazia di S. Benedetto al Subasio, isolata nei boschi. Nel 1071 i monaci di S. Benedetto
fondarono il priorato cittadino di S. Paolo, unico insediamento benedettino all'interno delle mura. Ben conservato
è il monastero in origine suburbano di S. Pietro (notizie 1029), inglobato nelle mura cittadine agli inizi
del XIV secolo.
Nel 1036 il vescovo Ugone tumulò il corpo del vescovo e martire Rufino in una nuova chiesa eretta nei pressi
dell'antico Foro romano. Nel 1134 il Capitolo ne deliberava la ricostruzione circa nel medesimo spazio. Nel 1210 la
Cattedrale non era ancora terminata ‑ fu consacrata soltanto nel 1228 ‑ ma certamente anteriore è
la bella facciata scolpita, ispirata a modelli del romanico spoletino nella regolare disposizione geometrica della
metà inferiore. Nel corso del XII secolo Assisi fu soggetta all'autorità imperiale: nel 1160 un diploma
di Federico I (che soggiornò a più riprese nella rocca sulla sommità del colle) ne stabiliva i
confini territoriali. Approfittando della crisi imperiale della fine del XII secolo, Assisi istituì un governo
di consoli e nel 1210 decretò l’abolizione di qualsiasi servitù feudale e il definitivo
riconoscimento dell'autonomia politica cittadina. Nei primi tempi il Comune fu ospitato in un palazzetto nei pressi
del Duomo, ma nel 1212 l'abate di S. Benedetto Maccabeo cedeva per cent'anni al Comune la cella del tempio di
Minerva e alcuni ambienti attigui nella piazza del Popolo per ospitarvi la magistratura dei consoli. Veniva allora
costruito il bel palazzetto del Capitano del Popolo, che con la facciata del tempio di Minerva e la distrutta chiesa
di S. Agata occupava l'intero lato a monte della piazza maggiore, in origine assai più corta dell'attuale,
In questo clima di fermenti si colloca l'esperienza religiosa dì Francesco di Pietro di Bernardone che, dopo
una giovinezza partecipe alle lotte politiche per l'autonomia comunale, nel 1206 abbandonò la
vita laicale e ottenne dai monaci dì S. Benedetto al Subasio una minuscola cappella immersa nei boschi del
fondovalle: la Porziuncola. Al primo nucleo di seguaci che costituirono in pochi anni un ordine maschile si
accompagnò ben presto un analogo ordine femminile, fondato da Chiara di Favarone degli Offreducci e ospitato
nella chiesa di S. Damiano. Due anni dopo la morte di Francesco, avvenuta il 3 ottobre 1226, si dette inizio alla
costruzione di una grandiosa basilica sovrintesa dalla vigorosa personalità del suo primo erede, frate
Elia. Ancora incerta è la reale successione dei lavori di erezione di quest'edificio. Fondato su un
crinale scosceso del colle, in un terreno precedentemente utilizzato per le esecuzioni capitali, si è
ipotizzato (ma senza prove decisive) che l'edificio presentasse una prima redazione più semplice rispetto
all'attuale, influenzata dallo spirito pauperistico del francescanesimo delle origini. Già nel 1230 il corpo
del santo veniva trasferito in una cella sotto l'altare maggiore della nuova basilica a lui intitolata. Con l'ascesa
a capo dell'ordine di frate Elia (1230-39) la chiesa inferiore ebbe il suo definitivo aspetto cupo e solenne,
ispirato alle possenti forme del romanico lombardo. Ma quando a frate Elia subentrarono padri generali
inglesi, si affermò il raffinato spirito gotico che informa l'ariosa aula della basilica
superiore, dandole slancio e leggerezza. Con la nuova chiesa, e, l'annesso convento, mutò radicalmente
l'aspetto della città, che ne trasse l’indicazione a uno sviluppo longitudinale, in contrasto con il
più raccolto e scalare impianto romano. I lavori per la sua edificazione dovevano essere già terminati,
tranne, alcuni dettagli ornamentali, nel 1253, quando Innocenzo IV consacrava solennemente gli altari delle due
chiese. Contemporaneamente si costruiva l'altissimo campanile, le cui campane erano fuse nel 1239. Nel 1253 moriva
Santa Chiara e qualche anno dopo veniva iniziata la costruzione di una nuova chiesa terminata nel 1260 quando il
corpo della santa fu deposto sotto l'altare maggiore.
Nello stesso anno 1260 si provvedeva ad ampliare le mura cittadine per proteggere il nuovo monastero, costruendo
una bretella che andava dalla Porta di Moiano a quella di S. Rufino. Sono anni fortunati per il Comune assisiate,
che estenderà i propri domini annettendosi i castelli di Bettona (1223), Morano (1256) e Limigiano (1257).
Particolarmente forte è il rapporto tra potere politico locale e ordine francescano, e al 1278 risale un
provvedimento inserito poi anche negli Statuti del 1319, che vietava il lascito o la vendita di edifici cittadini a
qualsiasi ordine maschile mendicante, escluso il Francescano. Questo spiega l'assenza ad Assisi di chiese e conventi
maschili di altri ordini. L'intenso rapporto tra Francescani e potere pubblico portò nel 1267 alla creazione
dell'Ospedale di Misericordia in via Superba. Questo momento di benessere comunale ebbe però un brusco arresto
nel 1291 quando Assisi si scontrava con le milizie perugine nella piana di Cannara e, uscitane sconfitta, subiva
l'egemonia della vicina rivale. Nonostante l'insuccesso, nei primi anni del Trecento la città ampliava la
cerchia delle mura. Completata la costruzione, nel 1316 il Comune provvedeva ad acquistare e dividere in lotti
edificabili i terreni vuoti entro le mura e favoriva la costruzione di nuovi quartieri nell'area di S. Pietro e in
Borgo Aretino.
Ma negli anni seguenti la sanguinosa rivalità fra ghibellini (che presero il governo della città nel
1319) e i guelfi (che sostenuti da Perugia lo riacquistarono nel 1322), e soprattutto quelle tra francescani e curia
pontificia, insediata ad Avignone, furono motivi di un forte declino della vitalità urbana. E tale situazione
provocò l'interruzione della felice stagione decorativa della Basilica di S. Francesco. Sin dai tempi di
frate Elia questa aveva visti affaticarsi sulle vaste superfici ad affresco i maggiori artisti italiani. Di riflesso
anche le pareti delle altre chiese poste entro le mura fiorirono di immagini. Prima della crisi a cui si è
accennato, era stata fissata anche la definitiva forma della piazza del Popolo, con la costruzione - nel complesso
del Palazzo del Capitano - della merlata Torre del Popolo (1305) e, sul lato a valle, del Palazzo dei Priori, eretto
nel 1338.
La decadenza della città: Stremata dalle lotte politiche e falcidiata dalla peste nera del
1348, la città trovava una fase di requie nel dominio del cardinale Albornoz che, riconquistatala ai domini
della Chiesa, ordinava la ricostruzione della Rocca maggiore, distrutta dai moti comunali agli inizi del XIII secolo.
Ma poco dopo riprendevano le cruente lotte intestine tra opposte fazioni cittadine, legate alla famiglia Nepis
(Parte di Sopra) e Fiumi (Parte di Sotto); lotte che si trascineranno fin quasi alla metà del XVI secolo e
verranno intercalate da brevi, dilapidatrici dominazioni di condottieri di ventura: Braccio Fortebraccio (1419),
Niccolò Piccinino (1442), i Baglioni (1497) e il duca Valentino (1503). Nel 1553 parlando di Assisi nella sua
«Descrittione di tutta Italia» Leandro Alberti dirà che “è questa città quasi
roinata per le fattioni e civili discordie, onde piuttosto par città con le mura che la moltitudine del
popolo”.
In tale contesto pochissime furono le imprese urbanistiche: nel 1472 il convento di S.
Francesco venne consolidato con il colossale sprone di sostegno a valle. Nel 1569 si diede inizio
- nella piana sotto la città- alla costruzione della basilica di S. Maria degli Angeli, nel sito occupato
intorno alla Porziuncola. Motivata dall'esigenza di proteggere degnamente la Porziuncola e rispondere alla
pressante affluenza di pellegrini nei luoghi più venerati del Francescanesimo, la nuova fabbrica venne eretta
lentamente, seguendo un originario progetto di Galeazzo Alessi.
Più radicali interventi seguirono nel XVII secolo, con l'erezione della Chiesa Nuova, iniziata nel 1615, ma
soprattutto con la costruzione di una serie cospicua di palazzi privati che modificarono sostanzialmente l'aspetto
delle principali vie cittadine. I palazzi Bernabei, Giacobetti e Roncalli in via Superba (l'attuale via S.
Francesco), i palazzi Brizi in via del
Seminario e Fiumi-Roncalli in piazzetta Garibaldi e Locatelli in via S. Paolo sono gli interventi più
vistosi di una edilizia privata certamente incombente sulle architetture trecentesche. A questo fenomeno di
edilizia nobile si accompagna tuttavia una progressiva decadenza economica della città, che in poco
più di un secolo vede addirittura dimezzarsi la popolazione residente entro le mura (da 5780 anime del 1573
a 2756 del 1699).
La città moderna:. Se il XVIII secolo non fu felice nei confronti della tutela del
patrimonio edilizio storico, senz'altro peggiore fu il XIX, che per effetto della soppressione di molti luoghi di
culto vide il convento di S. Francesco trasformato in collegio e, inoltre, disperse le opere d'arte e pregevoli
affreschi per motivi di lucro. Nel 1881 venne sconciato il lato a monte della piazza del Comune per dare origine a
una strada di rapido scorrimento; e con il rinnovato flusso turistico, legato al collegamento ferroviario, si
costruirono alla fine del XX secolo i primi grandi alberghi.
In prossimità infine del centenario francescano del 1926 invalse l'uso di costruzioni in
stile, caratterizzate dall'utilizzazione della pietra rosa e bianca del Subasio, e da strutture
neo-romaniche, come il Convitto Nazionale, il palazzetto delle Poste, il Seminario regionale e numerose case
private dentro e fuori le mura. A questo si aggiunge che le pareti esterne degli edifici vennero manomesse per un
improponibile ritorno alle origini medievali, confondendo lacerti antichi con murature seicentesche e falsi moderni.
Il nuovo piano regolatore generale (1956-73) ha cercato di porre un freno a tali pratiche incanalando l'espansione
edilizia nella zona a est della città: il piano non è riuscito tuttavia a impedire il progressivo
spopolamento del centro storico e la tendenza a musealizzare.
Alle fonti su cui posa oggi l'economia cittadina, prevalentemente legata al turismo, si contrappone quella dei
villaggi nella pianura - S. Maria degli Angeli, Bastia, Petrignano - oggi divenuti grossi borghi dove si è
sviluppata una attività industriale (maglieria, alimentari, manufatti metallici). Questo sviluppo ha provocato
un forte incremento demografico ma anche una caotica espansione edilizia.