Posta nella valle del Giano (affluente del fiume Esino),  chiusa a ogni lato da rilievi molto aspri, 
  Fabriano è invece il prodotto di una singolare capacità di  organizzazione della produzione manifatturiera, che si è esplicata 
soprattutto  nel settore della carta. Può quindi essere definita, già fin dalle origini, una  città industriale, in quanto la sua forza 
e la sua ricchezza hanno poggiato per  lungo tempo sulle attività produttive (e sui commerci che ne derivano) anziché  sul tradizionale dominio 
sui territori circostanti.
Le origini e gli insediamenti monastici. Che il sito di Fabriano non avesse particolari attrattive è confermato dal fatto che la città nasce solo nel Medioevo, nonostante il suo territorio fosse ricco di insediamenti fin dalla preistoria. Anche in epoca romana gli insediamenti più consistenti in questa zona erano a qualche distanza da qui: in una stretta valle sotto il Monte Fano (Attidium, oggi Attiggio) e alla confluenza del Giano nell'Esino (Tuficum, oggi Borgo Tùfico). Nell'evoluzione dell'assetto territoriale di quest'area più dei fenomeni politico-militari - come il dominio longobardo esercitato dai duchi di Spoleto ‑, ha contato la diffusione degli insediamenti monastici. Fra il X e XI secolo, intorno a Fabriano vengono fondate tre abbazie importanti, di cui rimangono resti cospicui: a ovest, S. Maria dell'Appennino, e a nord-est S. Salvatore di Valdicastro e S. Vittore delle Chiuse.
Nascita della città e suo sviluppo industriale. Il primo nucleo della città si forma nel corso del XII secolo dall'aggregazione di due castelli (Castelvecchio e Castelnuovo o Poggio), posti su due modestissime alture separate da un breve avvallamento, oggi occupato dalla piazza del Comune. Già pochi anni dopo la metà del XII secolo, è documentata la presenza delle magistrature comunali. Fabriano persegue con successo la politica territoriale di tutte le altre formazioni comunali: fra il XII e il XIII secolo, si assicura il possesso e il controllo di tutta la valle del Giano e delle colline circostanti attraverso acquisti, patti e conquiste. Ciò che la caratterizza è il precoce e marcato sviluppo del ceto mercantile e artigianale: alla fine del Duecento esso avrà raggiunto una posizione di predominio nelle istituzioni comunali. Se all'inizio è soprattutto la lavorazione del ferro a svilupparsi (ancor oggi nello stemma della città è rappresentato un fabbro), ben presto altre attività vi si aggiungono, in particolare quella della produzione della carta, sulla quale si baseranno largamente le fortune di Fabriano fino al tardo Cinquecento e poi ancora dalla fine del Settecento ai tempi recenti. E’ in quest’epoca che prende forma il primo impianto urbano: la prima cerchia di mura, che ingloba i sue castelli originari, giungendo fino ai bordi del Gano (prima metà del XIII secolo) e le due piazze,quella alta per le funzioni civili e politiche (l’attuale piazza del Comune) e quella bassa o del mercato destinata alle funzioni commerciali e produttive, nonché il Palazzo del Podestà, eretto poco dopo la metà del Duecento.
L'afflusso di  nuova popolazione e la crescita di borghi attorno alle mura sono il segno della  prosperità di Fabriano, che 
già nella seconda metà del Duecento si dota di una  nuova cerchia di mura molto più ampia della prima, che ingloba i borghi e si  
estende anche sulla riva sinistra del Giano: fino al secolo scorso la città non  supererà i limiti di queste mura.
  Fra la metà  del Duecento e la metà del Quattrocento la città acquista una sua forma definitiva anche se spesso le architetture e gli 
spazi attuali  sono il frutto di una lunga serie di modificazioni e rifacimenti operata nei  secoli successivi.
  La produzione della carta - pilastro dell'economia fabrianese  insieme con la lavorazione della lana e la concia delle pelli - raggiunge,  nella seconda 
metà del Trecento, il milione di fogli l'anno; viene venduta  soprattutto a Venezia, Ancona, Perugia, Firenze, Pisa, Lucca, Siena, mentre da  Talamone 
viene imbarcata per i mercati esteri. Anche le tecniche di lavorazione  sviluppate a Fabriano vengono esportate. Sorgono cosi fabbriche di carta a  
Fermignano, Fossombrone, Bologna, Colle di Val d'Elsa, Treviso. E questa  prospera società darà i natali ad alcuni importanti pittori come 
Allegretto  Nuzi, Gentile e Antonio da Fabriano, Francesco di Gentile, le cui opere  arricchiscono le chiese fabrianesi.
  Dal XVI secolo ai  tempi nostri. Tramontata nel 1435 la  signoria dei Chiavelli, per la città s'apre un lungo periodo di decadenza 
che  durerà fino agli ultimi anni del Settecento. Come ovunque nei territori  soggetti al papato, vengono spente le autonomie comunali e le restanti 
forme di  governo locale divengono presto appannaggio esclusivo ed ereditario dei ceti  aristocratici. E nonostante la ripresa demografica settecentesca che 
si  verifica nelle Marche durante il XVIII secolo, Fabriano registra una  sostanziale stagnazione: circa 14 000 abitanti nel Comune, di cui pressappoco  la 
metà nel centro urbano. La profondità della crisi è tale che gli interventi  edilizi del Seicento e del Settecento, pur assai numerosi 
anche in conseguenza  delle distruzioni provocate dal terremoto nel 1741, riescono meno che altrove a  sostituire o oscurare le primitive forme 
architettoniche medievali e  rinascimentali. E’ solo sul finire del Settecento che si avvertono segni di una  nuova vitalità, anche grazie a una 
ritrovata capacità imprenditoriale nel  tradizionale settore della produzione della carta. Gli effetti di questi  impulsi si fanno evidenti fra la 
metà e la fine dell'Ottocento, e con la  realizzazione della rete ferroviaria. E in questa fase che la città inizia a  espandersi fuori delle 
mura trecentesche: la stazione e i viali di  circonvallazione ne segnano l'avvio di una profonda trasformazione dell'assetto  urbanistico medievale.
  Se l'aumento della popolazione del territorio agricolo è  proseguito per circa un secolo per poi arrestarsi ed essere sostituito da un  processo di 
rapidissimo spopolamento, la capacità di attrazione della città non  subisce interruzioni. Negli ultimi decenni sono sorte nuove zone 
industriali,  per un’estensione di una dozzina di chilometri.