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FABRIANO

FABRIANO

Posta nella valle del Giano (affluente del fiume Esino), chiusa a ogni lato da rilievi molto aspri, Fabriano (con 30.019 abitanti ) occupa un sito che non presenta né la facilità di difesa, assicurata dai ripidi fianchi di collina, né la disponibilità di un territorio ampio e fertile; e neppure consente di trarre benefici da importanti vie di comunicazione: fino a metà del secolo scorso le principali strade fra le Marche centro-settentrionali ed il versante tirrenico dell'Italia centrale passavano più a nord, per il valico della Scheggia, o più a sud, per il valico di Collefiorito; la direttrice di Fabriano diventerà importante solo dopo la metà dell'Ottocento, con la realizzazione della ferrovia Falconara-Orte.
Fabriano è invece il prodotto di una singolare capacità di organizzazione della produzione manifatturiera, che si è esplicata soprattutto nel settore della carta. Può quindi essere definita, già fin dalle origini, una città industriale, in quanto la sua forza e la sua ricchezza hanno poggiato per lungo tempo sulle attività produttive (e sui commerci che ne derivano) anziché sul tradizionale dominio sui territori circostanti.

Le origini e gli insediamenti monastici. Che il sito di Fabriano non avesse particolari attrattive è confermato dal fatto che la città nasce solo nel Medioevo, nonostante  il suo territorio fosse ricco di insediamenti fin dalla preistoria. Anche in epoca romana gli insediamenti più consistenti in questa zona erano a qualche distanza da qui: in una stretta valle sotto il Monte Fano (Attidium, oggi Attiggio) e alla confluenza del Giano nell'Esino (Tuficum, oggi Borgo Tùfico). Nell'evoluzione dell'assetto territoriale di quest'area più dei fenomeni politico-militari - come il dominio longobardo esercitato dai duchi di Spoleto ‑, ha contato la diffusione degli insediamenti monastici. Fra il X e XI secolo, intorno a Fabriano vengono fondate tre abbazie importanti, di cui rimangono resti cospicui: a ovest, S. Maria dell'Appennino, e a nord-est S. Salvatore di Valdicastro e S. Vittore delle Chiuse.

Nascita della città e suo sviluppo industriale. Il primo nucleo della città si forma nel corso del XII secolo dall'aggregazione di due castelli (Castelvecchio e Castelnuovo o Poggio), posti su due modestissime alture separate da un breve avvallamento, oggi occupato dalla piazza del Comune. Già pochi anni dopo la metà del XII secolo, è documentata la presenza delle magistrature comunali. Fabriano persegue con successo la politica territoriale di tutte le altre formazioni comunali: fra il XII e il XIII secolo, si assicura il possesso e il controllo di tutta la valle del Giano e delle colline circostanti attraverso acquisti, patti e conquiste. Ciò che la caratterizza è il precoce e marcato sviluppo del ceto mercantile e artigianale: alla fine del Duecento esso avrà raggiunto una posizione di predominio nelle istituzioni comunali. Se all'inizio è soprattutto la lavorazione del ferro a svilupparsi (ancor oggi nello stemma della città è rappresentato un fabbro), ben presto altre attività vi si aggiungono, in particolare quella della produzione della carta, sulla quale si baseranno largamente le fortune di Fabriano fino al tardo Cinquecento e poi ancora dalla fine del Settecento ai tempi recenti. E’ in quest’epoca che prende forma il primo impianto urbano: la prima cerchia di mura, che ingloba i sue castelli originari, giungendo fino ai bordi del Gano (prima metà del XIII secolo) e le due piazze,quella alta per le funzioni civili e politiche (l’attuale piazza del Comune) e quella bassa o  del mercato destinata alle funzioni commerciali e produttive, nonché il Palazzo del Podestà, eretto poco dopo la metà del Duecento.

L'afflusso di nuova popolazione e la crescita di borghi attorno alle mura sono il segno della prosperità di Fabriano, che già nella seconda metà del Duecento si dota di una nuova cerchia di mura molto più ampia della prima, che ingloba i borghi e si estende anche sulla riva sinistra del Giano: fino al secolo scorso la città non supererà i limiti di queste mura.
Fra la metà del Duecento e la metà del Quattrocento la città acquista una sua forma definitiva anche se spesso le architetture e gli spazi attuali sono il frutto di una lunga serie di modificazioni e rifacimenti operata nei secoli successivi.
La produzione della carta - pilastro dell'economia fabrianese insieme con la lavorazione della lana e la concia delle pelli - raggiunge, nella seconda metà del Trecento, il milione di fogli l'anno; viene venduta soprattutto a Venezia, Ancona, Perugia, Firenze, Pisa, Lucca, Siena, mentre da Talamone viene imbarcata per i mercati esteri. Anche le tecniche di lavorazione sviluppate a Fabriano vengono esportate. Sorgono cosi fabbriche di carta a Fermignano, Fossombrone, Bologna, Colle di Val d'Elsa, Treviso. E questa prospera società darà i natali ad alcuni importanti pittori come Allegretto Nuzi, Gentile e Antonio da Fabriano, Francesco di Gentile, le cui opere arricchiscono le chiese fabrianesi.
Dal XVI secolo ai tempi nostri. Tramontata nel 1435 la signoria dei Chiavelli, per la città s'apre un lungo periodo di decadenza che durerà fino agli ultimi anni del Settecento. Come ovunque nei territori soggetti al papato, vengono spente le autonomie comunali e le restanti forme di governo locale divengono presto appannaggio esclusivo ed ereditario dei ceti aristocratici. E nonostante la ripresa demografica settecentesca che si verifica nelle Marche durante il XVIII secolo, Fabriano registra una sostanziale stagnazione: circa 14 000 abitanti nel Comune, di cui pressappoco la metà nel centro urbano. La profondità della crisi è tale che gli interventi edilizi del Seicento e del Settecento, pur assai numerosi anche in conseguenza delle distruzioni provocate dal terremoto nel 1741, riescono meno che altrove a sostituire o oscurare le primitive forme architettoniche medievali e rinascimentali. E’ solo sul finire del Settecento che si avvertono segni di una nuova vitalità, anche grazie a una ritrovata capacità imprenditoriale nel tradizionale settore della produzione della carta. Gli effetti di questi impulsi si fanno evidenti fra la metà e la fine dell'Ottocento, e con la realizzazione della rete ferroviaria. E in questa fase che la città inizia a espandersi fuori delle mura trecentesche: la stazione e i viali di circonvallazione ne segnano l'avvio di una profonda trasformazione dell'assetto urbanistico medievale.
Se l'aumento della popolazione del territorio agricolo è proseguito per circa un secolo per poi arrestarsi ed essere sostituito da un processo di rapidissimo spopolamento, la capacità di attrazione della città non subisce interruzioni. Negli ultimi decenni sono sorte nuove zone industriali, per un’estensione di una dozzina di chilometri.



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