Di solito i turisti non fanno che attraversare
Massa Lubrense di volata, ed è grave
torto, questa deliziosa cittadina, privilegiata per la posizione, per la costituzione orografica, per gli aspetti
della natura, che ne fanno una Capri di terraferma. Di origine antichissima, legata al culto delle Sirene e a quello
di Minerva, poi volta a volta aggregata e ribelle al ducato di Sorrento, città vescovile fino ai primi dell'800, Massa
è divisa in numerose frazioni, che vanno dal livello del mare (di fronte alla marina lo scoglio detto Vervece, sul
quale è piantata una croce) ai 300 m. di S. Agata e ai 333 di Termini. Ognuna di queste frazioni, adagiate sui dolci
pendii delle colline, e quasi sepolte nel verde perenne degli agrumeti e nel grigio argenteo degli oliveti, ha la sua
particolare bellezza. Non si possono, al solito, segnalare se non le cose più importanti.
Nel centro cittadino la Chiesa ex-cattedrale, intitolata a S. Maria delle Grazie, originaria del 1512, rifatta nel
secolo XVIII (all’interno: bel pavimento maiolicato settecentesco, nell'abside Madonna delle Grazie, di Andrea da
Salerno). Si scende verso la Marina, oltrepassando la graziosa Chiesa di S. Teresa e il massiccio edificio del
Quartiere con tozza torre quadrata: quasi al termine della rotabile per la Marina, Chiesa della Madonna della Lobra,
sorta nel 1528 sull'area di un tempio pagano (notevole, nella cappella a destra della maggiore, un Crocifisso ligneo
adattato su una tavola quattrocentesca della Madonna e S. Giovanni).