Ai margini occidentali della pianura, Bevagna (circa 5.024 abitanti ) si trova in
un'ansa formata dai corsi uniti dei torrenti che scendono dalla sezione alata della Valle Umbra e si dirigono verso
il fiume Chiascio; la zona, fertilissima, è al centro della grande viabilità impostata dai Romani
al momento dell'organizzazione della via Flaminia (220 a.C.).
Le origini romane: Con la conquista romana l'insediamento vive il suo periodo più florido
come sede di un municipio (Mevania), che nella notevole estensione territoriale trova condizioni non
più raggiunte nelle epoche successive. Le mura romane, rimaste alla base della cerchia medievale in due lunghi
tratti a est e a ovest, mostrano interventi stratificati databili dal III secolo a.C. al I secolo d.C.
Dal Medioevo a oggi: La formazione del Ducato longobardo spoletino, che provoca la decadenza
definitiva del tronco montano della Flaminia, passante per Bevagna, assegna a quest'ultima una posizione subalterna,
come centro di confine. E perciò il suo abitato si riduce a un'estensione contratta rispetto a quella romana e
incentrata - nel XII secolo - intorno alle chiese parrocchiali che costituiscono i fulcri dell'inurbamento delle
popolazioni rurali. Si può supporre che solo nella seconda metà del XII secolo la città
raggiunga un assetto che può dirsi definitivo, con la ricostruzione di aree residenziali, il restauro e il
completamento della cerchia muraria, la sistemazione della piazza pubblica. Tra gli ordini mendicanti i Domenicani
svolgono a Bevagna un ruolo di primo piano. Stretta tra Comuni più potenti, con l'espansione della signoria
dei Trinci di Foligno, la città entra a far parte dei loro domini, rimanendovi fino al secondo ventennio del
Quattrocento. Non è un periodo florido, anche se iniziano le prime bonifiche della piana paludosa. Solo
più tardi esse consentiranno di ampliare la produzione della canapa e di avviare un'attività di
tessitura artigianale. I limiti di questa struttura economica locale si rispecchiano nell'assenza di un'edilizia
privata di un certo rilievo.
A Bevagna la carenza di grosse famiglie di proprietari terrieri si traduce anche nella realizzazione di pochi
palazzetti. Vissuta fino al Novecento di agricoltura, dopo la seconda guerra mondiale, Bevagna ha risentito della
crisi legata all'abbandono della campagna che ha prodotto un forte calo demografico, nonostante la ricchezza delle
testimonianze storiche e la presenza di una piazza che è tra le più interessanti della regione.
Itinerario di visita
La Porta Foligno o S. Vincenzo (ricostruita nel 1797) segna il limite della
città medievale; ma i numerosi resti fuori porta e all'interno delle mura, imboccando il tratto urbano della
Flaminia indicano la presenza di una città romana. Piegando a fianco dell'ex chiesa di S. Vincenzo,
in origine (sec. XII) la principale chiesa sulla città con prerogative poi trasferite al S.
Michele Arcangelo della piazza, si costeggia l'isolato semicircolare che nasce in sovrapposizione alla struttura
del teatro romano (databile al sec. I-II d.C.). Tra il teatro e le mura si
inserisce dopo il 1275 il complesso monastico dell'ordine dei minori francescani, ampliando una
chiesetta preesistente intitolata a S. Giovanni Battista. L'esterno di S. Francesco, molto
lineare, ha una facciata rimasta incompiuta; l'interno ‑ rifatto alla metà del Settecento ‑
conserva alcune pregevoli opere.
Piazza Garibaldi conduce al torrione duecentesco di Porta Cannara o S. Giovanni; l'asse
viario, formato dalla piazza, da via Crescimbeni e dalla via di S. Margherita, si ipotizza essere corrispondente al
cerdo maggiore dell’antica Mevania grazie ai resti di un tempio (sec. II d.C.)inglobato nella
medievale chiesa della Madonna della Nevee di mosaici. Lungo l'asse centrale della città (oggi Corso
Matteotti) si incontrano la settecentesca chiesa della Consolazione e la duecentesca Santa Maria
Laurenzia. Della storia di Bevagna alcune testimonianze sono raccolte nel Palazzo Municipale, edificio
ristrutturato nel Settecento e affacciato lungo il corso Matteotti: il Museo Archeologico e la
Pinacotecaoffrono alcune opere degli artisti locali più conosciuti.
Il centro geometrico e il fulcro rappresentativo coincidono con la Piazza Si1vestri: tre
chiese circondano il Palazzo dei Consoli, un severo edificio squadrato con logge al pianterreno, costruito
intorno al 1270. San Silvestro e San Michele Arcangelo si inseriscono in quest’area fin dal
XII secolo. La prima chiesa è datata 1195 e realizzata da Binello, autore con Rodolfo anche della facciata di
S. Michele, di poco più tarda. I portali, ad archi concentrici, presentano motivi romani antichi uniti a
decorazioni a mosaico di tipo cosmatesco. Più ricca è la facciata di S. Michele (fine sec. XII-inizio
XIII), che si offre come un esempio di romanico maturo. Anche l'interno della chiesa appare nei suoi caratteri
romanici, dovuti però all'opera di ripristino del 1951-57. La fontana –elemento consueto nelle piazze
comunali ‑ è un rifacimento ottocentesco.
Tra la piazza ed il corso, l’ultimo inserimento importante in epoca medievale è la chiesa dei Ss.
Domenico e Giacomo, di cui si conservano parti della costruzione trecentesca (nel coro frammenti di un ciclo di
affreschi), poi trasformata da un intervento del Settecento. Lungo il fianco di S. Michele Arcangelo si raggiunge
San Filippo, chiesa settecentesca. Da qui si imbocca di nuovo il corso principale lungo il quale si
allineano vari palazzetti, come le settecentesche case Spetia. Nei pressi dell’ex monastero di
Santa doveva terminare l’estensione della Bevagna romana, mentre la città medievale si chiude
più avanti con il trecentesco complesso di Sant’Agostino (chiesa e convento).
Da Porta S. Agostino il percorso può continuare all’esterno, lungo le mura medievali scandite dalle
torri quadrate e dal torrione rinascimentale dell’antica Porta dei Molini.
Infine, da Porta Todi, per via Santa Margherita si raggiunge la chiesa agostiniana
omonima con il convento, fondato nel 1271 e ristrutturato nel Seicento.