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SORRENTO

SORRENTO

Dopo essere stata, nell'età classica, il luogo prediletto dì villeggiatura per i ricchi Romani (e senza contare l'età favolosa, con l'incantevole mito delle Sirene, dalle quali, forse, deriva lo stesso nome. Di Surrentum), Sorrento fu nel Medioevo ducato autonomo, in lotta vittoriosa contro Amalfi, e contro i Saraceni; seguì poi le sorti del regno di Napoli e diede un bel contributo alla Repubblica Partenopea. Alla sua gloriosa storia civile s’innesta quella letteraria: e direttamente per aver dato i natali al canto della Gerusalemme, e indirettamente per essere stata la ispiratrice di grandi scrittori italiani e stranieri.
Il centro abitato serba il carattere topografico di una vera e propria città, in parte sovrapposta a quella che fu cittadina greco-romana. Le sue belle chiese, i suoi palazzi, i suoi due Sedili dell'aristocrazia locale attestano la nobiltà della sua storia passata, mentre i grandi alberghi e le sontuose ville le aggiungono il fascino della grande stazione climatica internazionale. Questa sua nuova funzione, d'altra parte, non le ha tolto l’importanza, che anche ha, nella produzione e nell'industria artigiana. Se è decaduta la navigazione marittima, che fu suo vanto, è floridissima l'agricoltura, con vasta esportazione all'estero dei preziosi agrumi, così come ha rinomanza mondiale la lavorazione del legno intarsiato, disciplinata dalla Scuola d'arte che ora conferisce più alta dignità artistica a questo artigianato.
Assai caratteristica è la piazza principale, gettata fra gli orli opposti di un profondo vallone, nel quale si snoda la strada che conduce alla Marina piccola, approdo delle linee di navigazione del golfo. Da essa si diparte l'ampio e rettilineo Corso Duomo, fiancheggiato da dignitosi palazzi con ricchi negozi dì seterie e oggetti d'arte. A sinistra, preceduto da un campanile, con frammenti di marmi antichi e colonne, è il Duomo, rifatto nel secolo XV, con facciata moderna (1924) in stile romanico: notevole il portale marmoreo (1479) nella fiancata destra, con gli stemmi aragonesi, di Sisto IV e del vescovo De Angelis.

Interno a croce latina a 3 navate. Nel soffitto della navata centrale i Martiri sorrentini e I vescovi patroni, tele di Nicola e Orazio Malinconico e di Giacomo del Po (1685). Dello stesso Del Po sono le pitture nel soffitto del transetto (Assunzione e SS. Filippo e Giacomo). In fondo alla navata centrale, a sinistra trono arcivescovile marmoreo (1573) e, dal lato opposto, pulpito, anche di marmo, della stessa data, e sotto, un quadro, assai restaurato, di Silvestro Buono: La Madonna fra i due san Giovanni. Nella la cappella a destra, bassorilievo di S. Cristoforo e piccolo dossale marmoreo con rilievi quattrocenteschi del Redentore e degli Apostoli. Nel braccio destro del transetto, Presepe, tavola quattrocentesca su fondo oro.

Parallela al corso Duomo, a monte, è la strada Pietà, nella quale sono due notevoli palazzi del Rinascimento napoletano: il palazzo Correale (ora Conservatorio femminile), della prima metà del secolo XV, con portale durazzesco e quattro finestre ogivali; e il palazzo Veniero, con due ordini di finestre inserite in una decorazione geometrica di pietra chiara e scura che ricorda i motivi di Caserta Vecchia e di Ravello.
Scendendo per la strada di fronte al campanile del Duomo s'incontra la graziosa loggetta quattrocentesca del Sedile di Dominova, aperta con arcate su due lati, e coperta da cupola secentesca. Poco più avanti, nella via San Cesareo, i resti del Sedile di Porta, incorporato nell'attuale Circolo Sorrentino; piegando a sin., si raggiunge un'altra piazza in cui è la Basilica dì S. Antonino, protettore della città.
Nella stradina a destra della facciata è la porta secondaria, con un portale dell'XI secolo, costituito da frammenti di marmi romani. La chiesa è preceduta da un atrio, nel quale sono due costole di balena, che la tradizione popolare riferisce a un miracolo del patrono. Interno a 3 navate, divise da colonne antiche. Nel soffitto della navata centrale, grande tela di G. B. Lama: S. Antonino libera dal demonio la figlia di Sicardo (1738). Altre cinque tele, attribuite allo stesso Lama e rappresentanti i patroni di Sorrento, sono nell'abside. Notevoli, nel transetto, due grandi tele di Giacomo del Po (1678): L’assedio di Sorrento nel 1648 e La peste di Sorrento del 1656.
Nella cripta della basilica, rifatta nel secolo XVIII, è collocata la tomba, con una statua, del miracoloso santo protettore. Vi si notino anche un antico affresco e gli ex-voto, quasi tutti di marinai superstiti a naufragi.
Accanto è la Villa comunale, a picco sul mare, e, ad essa contiguo, il bel giardino dell'hotel Tramontano, il cui fianco occidentale - in cui sono incorporate le due camere superstiti della casa in cui nacque Tasso - si apre sulla piazza della Vittoria, nel cui centro sorge il Monumento ai Caduti, dello scultore Francesco Jerace. Si prosegue, per suggestive stradine interne, fino alla discesa alla Marina Grande, dove, completamente avulsa dalla vita turistica, attende ai suoi traffici una rude e pittoresca popolazione marinara.
Molte altre cose sarebbero da osservarsi a Sorrento, sia nella città sia negli immediati dintorni; ma altre bellezze aspettano l'impaziente visitatore. Non si può tuttavia trascurare la segnalazione del Museo Correale.
Questo importante museo, dovuto a munifica donazione di Alfredo e Pompeo Correale, ha degna sede nella villa settecentesca della stessa famiglia. Vi si è aggiunta la raccolta archeologica del Comune e una ricca Biblioteca tassiana.
La suppellettile di questo piccolo e incantevole museo comprende vari marmi figurati antichi, romanici e bizantini; una preziosa collezione di mobili dal secolo XV al XVIII; rari e belli esemplari di porcellane, di Capodimonte, Cina, Vienna, Sèvres, Pietroburgo ecc.; ceramiche di Castelli, di Milano e di Marsiglia; importante raccolta di pendoli; lacche e argenterie, pastori di presepe, vetri e lampadari di Murano. Assai considerevole anche la quadreria, in cui primeggia una splendida Annunciazione, di ignoto fiammingo del XVI; la scuola napoletana vi è ben rappresentata: Micco Spadaro, Andrea Vaccaro, Cavallino, Giordano, Solimena, De Mura, Del Po; di particolare importanza il gruppo di 54 quadri di Giacinto Gigante e altre opere dei maestri della Scuola di Posillipo.
Alle spalle della villa si stende un ameno agrumeto, in fondo al quale è un belvedere con splendida vista sul golfo.



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